|RECENSIONE FILM| Voldemort: Origins of the Heir

gennaio 25, 2018








Nome film: Voldemort: Origins of the Heir
Diretto da: Gianmaria Pezzato
Anno: 2018
Data di uscita su Youtube: 13 Gennaio 2018 

Principali interpreti: 

Stefano Rossi,
Davide Ellena, 
Andrea Baglio, 
Andrea Deanesi
Aurora Moroni
Maddalena Orcali
Andrea Bonfanti
Gelsomina Bassetti
Alessio Dalla Costa
















Il film racconta la scalata al potere e l’evoluzione di un ragazzo ambizioso di nome Tom Riddle fino a diventare Colui-che-non-deve-essere-nominato, raccontato dal punto di vista di Grisha McLaggen.























Produzione totalmente italiana, 15.000€ di budget, streaming free su youtube.
Trailer che fa salire l’hype a millemila miliardi (più dei fantapaperdollari che sono stati stanziati per la saga originale) ed una storia che promette di svelare, letteralmente, “Le origini dell’Erede” [di Serpeverde].
Ed invece…



Delusione.


Una volta tanto che si può approfondire ciò che la Warner Bros. (ed un Yates assolutamente a caso) ha lasciato nel Dimenticatoio (altro che Pensatoio!), si hanno questi meravigliosi film fanmade che raccontano, sostanzialmente, il nulla cosmico.
Faccio una piccola precisazione: i film fanmade non sono altro che versioni filmiche delle fanfiction, e come tali vanno prese.
Ovvero con le pinze e guardati solo per fare views sul tubo e far ottenere la partnership alla crew.




A parte Riddle...mo chi so questi?





Come al solito, perché sono italiani e sono nella media sia di recitazione che con gli effetti speciali, si tende a condonargli errori e buchi narrativi così grossi che, in 52 minuti, mi sono chiesta più volte perché “La maledizione dell’erede” sia stato stroncato così duramente e questo fanmade invece osannato.
Messi sullo stesso piatto della bilancia sono ENTRAMBI delle robe che non sono per nulla canon e sfruttano la popolarità di Zia Row ed il nome del nostro amico Voldie per ricamarci su storielle a senso zero ma che fruttano molti bei soldini.    
Con l’unica differenza che uno è diventato uno spettacolo di successo a Broadway, con la sceneggiatura tradotta in tutto il mondo ed è un prodotto leggibile e carino (sì, forse sono l’unica a cui non è dispiaciuto…) e che punta tutto sugli effetti speciali teatrali (che nel libro non ci sono – ed è anche questa mancanza di immaginazione da parte del lettore che ha nuociuto alla popolarità del copione), mentre il secondo è un tentativo di farsi conoscere in modo eclatante sia come sceneggiatori, attori, registi e tecnici degli effetti speciali.
E si sono fatti notare.
Bravi tutti, ok, ve lo siete meritati e tante altre belle cose.
Ma è impossibile, anche per quelli che girano con le videocamere delle patatine, produrre un film che promette tanto e non dà niente.
Un film è fatto di molte cose (non a caso i veri film di Harry Potter avevano titoli di coda che duravano anche quasi 50 minuti, nonostante scorressero velocemente) ed adesso le elencherò:


  • Attori
  • Scenografie
  • Costumi
  • Soundtrack
  • Doppiaggio
  • Effetti speciali/visivi
  • Sceneggiatura
  • Regia

I primi due si sono meritati l’approvazione: attori nella media italiana, scenografie perfette. 
I costumi li abboniamo: non erano male, ma per quello che abbiamo visto di Hogwarts nemmeno li ricordo più.
Come non ricordo nemmeno la soundtrack: ma la musica c’era? 
Boh.
Facciamo che mi fido.
Doppiaggio: belle voci, azzeccate, ma spesso fuori syncro.
Effetti speciali/visivi: smaterializzazioni con scie luminose che ricordavano il buon Flash Gordon e bacchette con la punta che si illumina (quella che costava un botto secoli fa al negozio di giocattoli e che mi sarebbe piaciuto avere per poter gridare “Lumos” e far finta di non essere una babbana).
Fine. 
Certo, tutto molto “d’effetto” ed i dettagli curatissimi, ma i dolori arrivano al duo finale – Sceneggiatura & Regia –, gli unici che rendono un film degno di essere visto o semplicemente degno di essere annoverato nella categoria.
Regia: buona, considerato il materiale fornito dallo sceneggiatore.
Sceneggiatura: mi sono espressa già prima, tra buchi ed incongruenze viene solo da piangere.
Ma cosa fare quando il duo si rivela essere UNO?
Nulla, si assiste ad una bella occasione sprecata.
Perché abbiamo nello sceneggiatore/regista l’incarnazione della figura d’annunziana del superuomo: ho scritto una sceneggiatura che attirerà i potterhead come le api con il miele, so anche dirigere (il che non guasta ed abbattiamo i costi) ed i fan mi hanno sovvenzionato con il crowdfunding (dopo analizzeremo anche l’aspetto economico), quindi prendiamo ragazzi di bell’aspetto e giriamo sta puntata di Flash…ehm, questo film.





Dopo questa grande premessa (di solito sono molto meno prolissa, quando un film mi soddisfa), iniziamo a capirci di più sulla trama: 




Grisha McLaggen (che per tutto il film ci chiediamo se sia una parente di quel Cormac che ci provava con Hermione al LumaClub) viene beccata in Russia, in cerca del famoso diario di Riddle (sì, proprio quello che stava ammazzando Ginny Weasley ne “La camera dei segreti”). Dopo una serie di combattimenti e smaterializzazioni “Flashiane”, nonché qualche morte random di qualche crucco magico, la ragazza viene legata ad una sedia dall’aria scomoda e le viene iniettato un bottiglione di Veritaserum per farle confessare il perché della sua presenza in territorio Russo. Questa comincerà a parlare, per 46 interminabili minuti (e corredati da primi piani spinti sugli occhi di tutti), del Club degli Eredi delle Case di cui faceva parte ai tempi di Hogwarts e del suo essere friendzonatrice (dell’erede tassorosso) e friendzonata (da Tom Riddle).

Insomma, per ora siamo all’interno di Dawson’s Creek e lei è Joey Potter.
Dopo altri ventimila primi piani sugli occhi, forse, si scopre qualcosa di più: lei vuole questo diario per combattere Tom, spiffera ad un completo sconosciuto tutti i trucchetti per fare gli Horcrux (che per saperli Voldie – e noi lettori – abbiamo dovuto penare non so per quanti libri!) e dice di volerlo fermare (perché il friendzonatore ha ucciso il friendzonato erede di Tassorosso).
Seguono, nel frattempo, scene a caso in cui si vede Merope che gioca con il neonato Tom ed il medaglione di Serpeverde (cosa impossibile, dato che la poveretta ha venduto il medaglione prima che il bambino nascesse ed è anche morta subito dopo il parto), altri primi piani estenuanti sugli occhi, rivalità random tra l’erede di Corvonero ed ovviamente Riddle, scene di Grisha che continua a spifferare segreti come se non ci fosse un domani.
Al termine della flebo gigante di soluzione salina Veritaserum, il crucco capo supremo che ha ascoltato tutta sta pappardella (e noi con lui), si passa la mano sulla coscienza e consegna a ‘sta povera friendzonata il quaderno di Riddle.

E boom bitch!
Colpone di scena che non vi trascrivo, giusto per non rovinarvi la visione del film.
Naturalmente nessuno se lo aspettava, solo perché già le incongruenze con la saga erano state talmente tante che ci si auspicava non finisse in modo così prevedibile.



Friendzonato & Friendzonatore di Grisha McLaggen








Vi sento difendere a spada tratta questo film perché, a vostro dire, “con 15.000€ hanno fatto un capolavoro! ORGOGLIO ITALIANO!”.
Vi dirò la verità: non sono i budget ridotti, gli alibi per scusare un film del genere.
Come non ho trovato scuse per l’adattamento di Fallen (altro film che, visti attori, sceneggiatura, regia ed effetti speciali/visivi era meglio non produrlo nemmeno – infatti avrete visto che non l’ho nemmeno recensito, nonostante avessi vinto il biglietto omaggio per il cinema!), anche in questo caso mi ritrovo a dire che, quando si vuole fare il passo più lungo della gamba si finisce per cadere.
E male.



Il budget ridotto influisce, certo, ma allora si fa un cortometraggio di 15 minuti e lo si fa bene.
Non lo si presenta creando, volutamente, caos mediatico e non si creano aspettative di un mini film che, ai veri potterhead, ha portato solo speranze disilluse.
Partendo da Merope: ma perché sta povera donna non se la fila mai nessuno?
E’ un personaggio così importante per lo sviluppo del Tom Riddle cartaceo che mi chiedo per quale motivo, nei film originali della Warner Bros, il passato di Voldemort sia stato banalizzato e ridotto.
Loro sì, che i soldi li avevano!
E poi questa cosa assurda del Club degli Eredi: se ripensiamo al libro/film “La camera dei segreti”, Tom con quale mezzo subdolo ha sviato l’attenzione da sé per la morte di Mirtilla?
Esatto: ha incolpato Hagrid ed Aragog, facendo espellere il primo e cercando di uccidere il secondo (che poi è fuggito nella foresta proibita).
Di certo Voldemort non ha mai avuto bisogno né di avadakedavrizzare tutti quelli che uccide in questo mini film (e sono troppi, per il suo standard e per la durata esigua, dato che l’originale lasciava l’onore/onere ai suoi Mangiamorte) né di autoproclamarsi Erede di Serpeverde a scuola (in quanto, se lo avesse realmente fatto, sarebbe stato automaticamente incolpato per la morte di Mirtilla Malcontenta ed espulso da Hogwarts – e lui voleva anche la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, quindi incongruenze over 90000).





Friendzonatrice seriale con il tizio con l'eyeliner sbavato







Adesso ipotizzo una cosa, che probabilmente sarà errata ma ho voglia di scriverla lo stesso: l’amico d’annunziano non ha mai letto i libri, o li ha letti con superficialità, fermandosi alla conoscenza base derivata dai film e pensando solo ed unicamente a farsi conoscere e lucrarci sopra.
Comprendo che, dopo questa recensione, anche io contribuirò alla sua fama, in quanto sarò responsabile di averla accresciuta – in modo negativo o positivo poco importa – e gli darò una mano a raggiungere il suo scopo di essere visibile.
Bene, hai avuto l’onore di avere i tuoi 15 minuti di celebrità come ha profetizzato Andy Wharol (forse anche di più, prendendoli ad uno che magari lo meritava davvero) e ti invito, se mai dovessi leggere questa recensione, a meditare su quanto ho scritto.



Di certo avremmo voluto vedere qualcosa dal ritmo più serrato, sulle VERE origini di Voldemort (e non quelle inventate e, soprattutto, non un’estenuante quanto inutile interrogatorio ad un personaggio inventato), e se ancora vi trincerate dietro il “ma abbiamo avuto solo 15.000€, anzi che lo abbiamo realizzato!” avete sbagliato tutto fin dall’inizio.
Perché, per esperienza personale, si può ottenere il massimo risultato con il minimo capitale.
Magari meno ambizione e più realismo, ed avreste fatto felici tutti.
Anche i più esigenti.















Recensione a cura di:










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2 Comments

  1. Ero molto titubante, mi sembrava una cosa molto gonfiata e adesso ne ho avuto la conferma. Per ora proprio non lo guarderò!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci risparmi tempo (che, come dice il vecchio proverbio, "è denaro" ahahah) e ti eviti la delusione di un film che è stato un tentativo arrogante di poter dimostrare che "Anche gli italiani, con poco, fanno roba di qualità".
      Sulla qualità nulla da dire, ma un film non si regge in piedi solo con gli effetti speciali e le recensioni positive di chi ha lo stesso ragionamento dei produttori.
      Peccato, perche se fossero stati più umili ed avessero rispettato un po' di più la sceneggiatura originale (e non le invenzioni incongruenti) poteva essere un qualcosa di cui andare fieri.

      Elimina

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